Il Chianti rappresenta senza dubbio l’icona della produzione enologica Toscana. Già nel diciannovesimo secolo il conte Bettino Ricasoli definì zone, vitigni e tecniche di vinificazione di questo vino di secolare tradizione. L’origine di questo vino è però ancora più antica. Infatti il Chianti fu una delle prime zone vinicole ad essere disciplinata e definita da una legge, emanata Il 24 settembre 1716 dal Granduca Cosimo III de’ Medici e nella quale si definivano i confini delle regioni Chianti, Pomino, Carmignano e Val d’Arno di Sopra. L’italianità di questo prodotto è stata per anni rappresentata dal contenitore tradizionale, il fiasco impagliato, famoso in tutto il mondo e simbolo di vino popolare sia nel prezzo che nella qualità. Le cose sono fortunatamente cambiate e oggi il Chianti, declinato nelle sue varie denominazioni (Chianti Classico DOCG e Chianti DOCG con le sue sette sottozone) rappresenta un esempio di rinascita dell’enologia Italiana sia dal punto di vista qualitativo che di immagine. Nel passato la zona del Chianti coincideva col territorio dei comuni di Gaiole, Radda e Castellina in Chianti,n provincia di Siena che costituivano la cosiddetta Provincia del Chianti. Queste tre località rappresentano oggi il nucleo del Chianti Storico, tuttavia la zona definita come “Chianti Classico” è ben più vasta e interessa anche altre località della provincia di Firenze e Siena. La zona compresa nella denominazione Chianti DOCG comprende anche le province di Pisa e Arezzo ed un territorio ben più vasto e complesso come dimostrato dalle sue sette sottozone. I vini vengono prodotti con il vitigno Sangiovese per il 70%, con un massimo di 15% di Cabernet e un massimo del 10% di vitigni locali a bacca bianca, nel rispetto della tradizione a suo tempo definita dal conte Ricasoli. Il vitigno di riferimento è quindi il Sangiovese, con la sua struttura, tannicità, freschezza e capacità di affinare al meglio in botti di legno. Gli abbinamenti sono tutti i piatti della tradizione Toscana, dalle zuppe a base di verdura (Ribollita) alle carni rosse alla griglia e al forno. Le versioni “riserva” esprimono il meglio in termini di struttura e profumi, e possono essere abbinate a selvaggina da piuma e da pelo (cinghiale al forno).